Siamo immersi, da moltissimo tempo, nel risultato di quello che è il sistema capitalista: la società dei consumi, nella quale ogni singolo individuo rappresenta una merce che può essere inserita nel mercato. Il mercato del lavoro ne è un esempio, brutalmente riassumibile nel meccanismo secondo cui ogni individuo viene formato fin da piccolo da istituzioni pubbliche e private, in modo tale che possa rivendere le proprie competenze e abilità ad un altro ente in età adulta. Ciò convive con molti altri aspetti del sistema capitalista, primo su tutti, come aveva già indicato Marx, la competizione.
Produttività e competizione non riguardano ovviamente soltanto la sfera economica, soprattutto perché ormai il modello economico della nostra società dei consumi ha invaso qualsiasi settore della nostra quotidianità. Anche i social network hanno alla base del proprio funzionamento antropologico le stesse dinamiche: ogni iscritto partecipa, con diverso impegno, alla gara di riconoscimento del pubblico che avviene costantemente nelle piattaforme, dove il successo o la vittoria viene decretata dalla quantità di like o altri tipi di interazione (la competizione è andata così avanti che un solo tipo di interazione non bastava più).
Fotografia di Francesco Formica
Tuttavia, dobbiamo prendere atto che non si tratta di una partita di calcio, alla quale chiunque può partecipare purché rispetti le regole. Nella società dei consumi l’estetica della massa è generata, con le proprie tendenze ed i propri canoni, sulla base non di un regolamento oggettivo, ma su determinate dinamiche dettate da enti privati, provenienti in larga parte dal mondo della moda e degli influencer.
Dieta e capitalismo: i danni della ricerca ossessiva della magrezza
Per essere accettati o considerati belli, è necessario rincorrere ossessivamente determinati standard, pena l’esclusione dalla grande giostra sociale in cui solo i “migliori” possono partecipare. Quali sono i risultati?
La strada più battuta per raggiungere questi obiettivi è rappresentata dalla continua attività fisica e dalla rincorsa all’ultima scoperta in fatto di diete, in grado di far perdere peso nel minor tempo possibile. Il problema, dunque, è la deriva che tali dinamiche hanno preso, a tal punto che dieta e fitness sono diventati una vera mania per centinaia di persone e sono i dati a dircelo. Secondo lo studio condotto da Nutrimente ben 6 italiani su 10 sono dipendenti dallo sport e non lo intendono come attività fisica da svolgere con passione e divertimento, ma come una vera e propria ossessione che è in grado di generare una dipendenza al pari di una sostanza tossica. Nel loro caso, infatti, l’attività sportiva diventa un obbligo imprescindibile, sulla base del quale organizzare tutte le altre attività della propria vita privata. Il risultato da raggiungere ad ogni costo, naturalmente, è bruciare calorie e perdere peso, in modo tale da offrire un fisico in grado di rispettare i canoni estetici che la società richiede, come ci ha spiegato anche Veronica Bignetti, dietista non focalizzata sul peso.
In questi casi, però, la maggior parte delle persone ricorre a soluzioni fai da te per quanto riguarda l’alimentazione, alla quale uniscono un’attività sportiva oltre i propri limiti, arrecando numerosi danni al proprio fisico, ma non solo. Nel caso di infortuni che negano lo svolgimento dell’attività programmata, infatti, si cade in una condizione di stress che va a danneggiare anche la sfera delle relazioni interpersonali. In caso di mancanza di esercizio, infatti, chi sviluppa una dipendenza dall’attività sportiva esprime poi senso di irrequietezza, ansia e in alcuni casi persino depressione.
Fotografia di Francesco Formica
Le industrie di settore non si sono fatte pregare per trarre profitto. A livello europeo, infatti, il business del fitness nel 2019 ha registrato introiti per ben 28,2 miliardi di euro, con una crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Non parliamo solamente delle palestre, poiché all’interno del settore sono numerose le attività che proliferano: dalle app che vengono utilizzate per sostituire medici e professionisti affidabili, all’abbigliamento sportivo, il quale deve essere in grado di rispecchiare anche in questo caso le ultime tendenze della moda. Il settore che rappresenta il pericolo più grande, però, è sicuramente quello dei farmaci e integratori non controllati, spesso utilizzati per sostituire una sana alimentazione.
La mania del fitness ha ormai invaso tutti i nostri social network e in definitiva non si tratta di una reale attenzione verso se stessi, quanto invece la rincorsa di un ideale di bellezza imposto da altri