“Come una seconda casa”. Quando esiste, quel pezzetto di terra che ci abbraccia e ci consola mentre lo calpestiamo, quella striscia di mondo – capitata o ricercata – che si fa respirare senza opporre troppa resistenza, è casa.
Tania ha detto che il Laboratorio Zen Insieme è «un posto sicuro come una seconda casa». Non parlava all’inizio, perché dentro la Biblioteca Giufà dove ci siamo incontrate, noi eravamo quattro estranei che facevano domande e foto. Non volevamo sapere, ma provare a conoscere. Tania è una delle adolescenti che ha trovato nel Laboratorio Zen Insieme uno spazio in cui riconoscere possibilità e mettere alla prova se stessa. È come un ventaglio: da chiuso nasconde la sua trama disegnata, ma una volta aperto ad ogni piega racconta la sua dolcezza e la fragilità che è le servita per diventare in parte una donna già forte.
Fotografie realizzate da Martina (a sinistra) e Tania (a destra)
Per i ragazzi e le ragazze che frequentano lo Zen Insieme sono previste le doti educative, percorsi individualizzati pensati e realizzati da Save the Children – di cui il Laboratorio Zen Insieme è partner – per consentire loro di esprimere nel miglior modo possibile talenti e capacità. Tania segue la Scuola del Fumetto: «impariamo a disegnare, creiamo i nostri personaggi intorno ai quali dobbiamo costruire delle storie». Le chiediamo chi sarà tra cinque anni, o meglio chi sogna di essere, e ancora non sa come sognarsi. Quello che sa è che le piace creare fumetti e illustrazioni, disegnava già prima di arrivare al Laboratorio Zen Insieme, ma il laboratorio di street art è stato una «spinta in più per farlo».
«Il Laboratorio Zen Insieme è un posto di rinascita»
Seduti in cerchio dentro la Biblioteca Giufà del Laboratorio Zen Insieme i racconti e le spiegazioni degli operatori sono diventati qualcosa di tangibile, lì abbiamo incontrato parte del gruppo delle ragazze e dei ragazzi che abitualmente frequenta i laboratori, le iniziative e le doti educative del Punto Luce all’interno dell’Associazione. La coordinatrice Mariangela Di Gangi ci parlava del “seme, ormai, pervasivo” che sono riusciti a piantare nel quartiere: questo seme lo abbiamo visto assumere i loro volti e le loro voci.
Dentro il cerchio è Miriam Spinnato, una delle educatrici del Laboratorio Zen Insieme, a mediare le conversazioni, a motivare e stimolare i ragazzi e le ragazze nel raccontarsi. Introduce le loro attività, spiegandoci che, oltre alle doti educative, da quest’anno è stato avviato un percorso in convenzione con la scuola di grafica pubblicitaria Ettore Majorana. Che sono «stati peer educator sull’utilizzo responsabile dei mezzi di comunicazione per i loro coetanei iscritti in una scuola superiore, toccando varie tematiche che vanno dal cyberbullismo al revenge porn e quest’anno replicheranno lo stesso corso».
Alle attività laboratoriali «affianchiamo anche una parte più assembleare per discutere e permettere un confronto generale rispetto a ciò che vivono o a ciò che succede loro nella quotidianità. Per chi ne ha bisogno proseguiamo con il sostegno scolastico, ma la maggior parte di loro non ne ha più necessità perché ormai è autonoma. Da gennaio, inoltre, chiameremo una nutrizionista iniziando un’attività a doppio binario, alternando le lezioni ai laboratori pratici di cucina, applicando le linee guida apprese durante le lezioni», aggiunge Miriam.
Dopo di lei la parola passa ai ragazzi e alle ragazze presenti e, alternando alti e bassi nel disagio tipico di chi deve raccontarsi in presenza di sconosciuti, si mostrano nella loro genuinità più contagiosa. Martina nasconde le brioches dietro qualche libro e passati i primi momenti di imbarazzo ci racconta il Taobuk, Taormina Book Festival: «ogni estate arrivano, qui da noi e in altri due Punti Luce a Catania e a Palermo, tre libri di tre autori diversi. Li leggiamo e poi ci incontriamo con i ragazzi e le ragazze che partecipano: facciamo varie attività, discutiamo sui libri e poi votiamo quello che più ci ha colpiti. Il mio preferito per ora è Il vento contro». Martina è un connubio di sfumature vive, energia, sensibilità e simpatia, vivacità. È tanto confusa quanto perfettamente a fuoco. Le chiediamo come si immagina tra cinque anni, quando ne avrà 23, e se chiude gli occhi si immagina lì, su una nave, come cuoca di bordo oppure di là, in qualche paese che non sia questa Italia, sempre impegnata all’interno di qualche cucina.
Fotografia realizzata da Martina
Davide è un sogno che procede con prudenza e cautela perché ha già le ginocchia sbucciate. Frequenta il quarto anno della scuola alberghiera e al Laboratorio Zen Insieme è inserito nella Scuola del Fumetto e nella squadra di calcetto come portiere. Davide sa già – come lo sanno gli adulti – che a sognare troppo ci si fa male, ha capito che sognare significa correre dei rischi. Bisogna esserne capaci e bisogna essere un po’ incoscienti, ma Davide è così cosciente che, nonostante sia bravissimo a disegnare e abbia vinto dei concorsi, tra cinque anni, poco più che ventenne, anche lui pensa che sarà un cuoco.
«Mi chiamo Giovanni, ho 15 anni e seguo la dote educativa di grafica». Giovanni è rumoroso, solare e riempie la stanza mentre ci racconta del laboratorio di fotografia, dove ha imparato ad utilizzare la macchina fotografica e a scattare foto, del laboratorio di street art e di quello rap, dal quale nel 2017 è uscita la canzone scritta con il rapper Picciotto, che li ha fatti salire su un palco per aprire il concerto di Ghali. E se tra cinque anni si immagina in Australia insieme al fratello e «sicuramente milionario», intanto ci dice che il quartiere Zen è la «riffa» e lo «sfincione venduto sulla Lambretta». Lo Zen è «i bambini che giocano al campetto o alla chiesa e poi con l’acqua della fontana», mentre il Laboratorio Zen Insieme rimane «un posto dove posso portare avanti le mie passioni, dove posso parlare anche di cose private senza che qualcuno mi giudichi».
Fotografie realizzate da Giovanni
Aurora parla poco e cambia posto per saltare il turno della chiacchierata, eppure è evidente che di cose da dire ne avrebbe. Ci dice soltanto che forse sarà una «parrucchiera, forse una piercer, forse una tatuatrice o probabilmente una cuoca», incoraggiata da Martina che ci raccomanda la sua rivisitazione della carbonara.
Di poche parole come Aurora c’è anche un’altra Martina, di lei capiamo la serietà e la coerenza: al Laboratorio Zen Insieme segue un corso di inglese e l’unica cosa che sa della Martina del futuro è che vivrà in giro per il mondo.
Salvo ha 16 anni, frequenta la scuola superiore di agraria ed è arrivato allo Zen Insieme nel 2016. È loquace e attento: a tutte le attività laboratoriali già elencate aggiunge le uscite al Teatro Biondo, lo Zen Book Festival e l’evento Nessuno tocchi Rosalia, che ogni anno ricorda i femminicidi dell’anno precedente. Ci mostra il plastico realizzato da loro un paio di anni fa per rispondere alla domanda: “come vorreste il vostro quartiere?”. Tra qualche anno sarà uno studente universitario in Giurisprudenza o in Agraria, adesso è un abitante di un quartiere che definisce «un miscuglio, un misto di cose da scoprire perché lo Zen è enorme. Persone che giocano per strada o sul campo di calcio. Un quartiere abbandonato dalle istituzioni che fanno promesse senza mantenerle. Il Laboratorio Zen Insieme, invece, è formato da persone capaci di dare molte ma molte più possibilità rispetto al resto».
Plastico realizzato dai ragazzi e dalle ragazze del Laboratorio Zen Insieme. Fotografia di Martina Lambazzi
Micaela è appassionata di fotografia. È curiosa, dolce, vigile, piena di tutti quei dettagli che ricerca negli altri e nel mondo che le passa accanto. Rimane in punta di piedi, eppure si fa sentire. È un’esistenza in potenza, la voglia e la paura di esserlo. Andrà all’università e porterà con lei il suo modo di guardare le cose, attraverso le opportunità che è già capace di darsi. Per lei «il Laboratorio Zen Insieme è un posto di rinascita, un posto di rinascita per tutto lo Zen. È un luogo in cui ci ritroviamo per stare insieme, dove è bello venire, dove sei felice di andare. Ridiamo, piangiamo ed è bello farlo insieme».
Fotografie realizzate da Micaela
Il nostro reportage allo Zen di Palermo si chiude con i ragazzi e le ragazze del Laboratorio Zen Insieme, a cui auguriamo di imboccare tante strade diverse, anche di sbagliare qualche incrocio prima per riuscire a darsi possibilità. Per essere quello che sognano e diventare persone fiere.