L’eutanasia legale è l’unico atto che rompe dall’interno la sofferenza cristallizzata, frantumando il supplizio del vivere come corpi inermi e dimostrando che c’è più vita nella morte piuttosto che nella sospensione dell’esistenza.
Sono corpi gettati nel mondo, quelli in balia delle voci altrui. Corpi, in potenza, capaci di vivere, ma nella realtà privati della volontà e della libertà decisionale.
I malati terminali sono condannati definitivamente ad esistere come corpi inermi se si toglie loro la possibilità ultima di decidere come vivere e chi essere nella scelta della morte. La sofferenza non è pensabile, tanto meno concepibile fino in fondo: viene vissuta e basta nel bel mezzo delle cose che accadono e che cristallizzano nel peggiore dei modi. Non può essere determinata e gestita da volontà terze, estranee alla persona sofferente, o da principi convenzionali e immanenti resi incontrovertibili dal mantello della trascendenza che è stato cucito loro addosso.
La sofferenza è di chi la vive e non esiste principio o legge che possa renderla meno deumanizzante, semplicemente perché un dolore costante e interminabile è indicibile e infilato minuziosamente dentro ogni granello di polvere che si muove indisturbato e inconsapevole nell’aria.
Si parla di eutanasia legale, di diritto al suicidio assistito, di morte volontaria, in riferimento ai malati terminali o con patologie degenerative, persone quindi che riversano in uno stato di estrema sofferenza, immobilizzate, prive di autonomia. Persone che si sono ritrovate a vivere una condizione senza averla certamente scelta, persone che non hanno potuto scegliere come vivere, ma che dovrebbero almeno scegliere quando e come morire.
Cosa prevede il referendum popolare sull’eutanasia legale
Sono passati 37 anni dalla prima proposta di legge sull’eutanasia legale, 8 anni dalla legge di iniziativa popolare e 3 dalla legge sul Testamento Biologico, nonché dai richiami della Corte costituzionale. La raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, richiede l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale. Ha raggiunto circa le 155mila firme in poco più di un mese, ma ha bisogno di arrivare a 500mila firme entro il 30 settembre per poter presentare il quesito referendario.
Fotografia di Francesco Formica
Attualmente, in Italia, è la legge 219 del 2017 a regolare il trattamento medico-assistenziale dei malati terminali, stabilendo i criteri dell’interruzione delle terapie, e la stessa Corte costituzionale non considera punibile l’aiuto al suicidio (articolo 580 del Codice penale), nei casi in cui le persone che ne fanno richiesta siano tenute in vita da terapie di sostegno vitale.
Rimanere fermi a questo, però, implica l’esclusione di quelle persone costrette a convivere con patologie degenerative ed irreversibili, come ad esempio la tetraplegia e la SLA, che le sottopongono alla sopportazione di dolori insostenibili e che le spogliano totalmente dell’autonomia individuale. Sono corpi inermi che non hanno ancora il diritto di accedere all’aiuto medico per la morte volontaria, per il suicidio assistito e per l’eutanasia come è invece possibile da tempo in altri Paesi, come Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Canada e alcuni Paesi degli Stati Uniti.
Il quesito che il referendum popolare vuole porre introduce l’eutanasia legale, abrogando parzialmente l’articolo 579 del Codice penale, il quale punisce e condanna il cosiddetto omicidio del consenziente con una pena che va dai 6 ai 15 anni di reclusione.
Il referendum garantisce il diritto all’aiuto medico per la morte volontaria, lasciando inalterate le tutele previste per i soggetti vulnerabili, quindi i minori di 18 anni, chi non è capace di intendere e volere e le persone il cui consenso venisse estorto con violenze e minacce.
Nello specifico il quesito referendario riporta: Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole «la reclusione da sei a quindici anni»; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole «Si applicano»?
Eutanasia legale: «il tema del “come morire” è un tabù solo per il ceto dirigente, ma nel nostro intimo non lo è»
Con queste parole, Marco Cappato racchiude l’essenza e il compito del referendum popolare. Quella dell’eutanasia legale è una questione che riguarda la libertà personale, l’autodeterminazione nella vita così come nella morte. Un diritto che tutela la dignità della persona e la sua volontà ad esistere dignitosamente.
Come se la dispersione estiva non rallentasse già di suo la raccolta firme per il referendum, anche i media affrontano poco e grossolanamente l’iniziativa e meno ancora i partiti politici, come ha sottolineato Cappato in un video caricato su Youtube facendo riferimento alle «procedure kafkiane, che meriterebbero un approfondimento». Per citarne soltanto una, le firme possono essere raccolte solo sul cartaceo, a discapito di quanto l’ultimo anno e mezzo abbia impresso nella nostra quotidianità. «La democrazia – prosegue Cappato – è l’unica seria attività umana che viene lasciata fuori dalla porta: le firme devono essere raccolte su moduli cartacei con un formato ben determinato e preventivamente vidimati».
L’Associazione Luca Coscioni, da cui è possibile consultare anche i luoghi della propria città in cui potersi recare per firmare, parla del diritto all’eutanasia legale come di un «diritto umano» rispetto al quale «non so cosa farei, ma vorrei essere libero di decidere».
Fotografia di Francesco Formica
Da un lato la disponibilità della vita e dall’altro la volontarietà nella morte: sono questi i due punti cardine intorno ai quali va maturata una riflessione che sappia andare oltre le considerazioni puramente moralistiche che hanno redarguito e limitato lo sviluppo dell’eutanasia legale in Italia.
Disporre della propria esistenza è un atto privato, non altrui, non è alienabile: non si limita al mero diritto alla sopravvivenza, ma al valore esistenziale che riempie la volontarietà nella morte, il decidersi rispetto ad essa.
Il mese scorso, la Spagna si è aggiunta agli altri Paesi che riconoscono il diritto all’eutanasia legale attiva e passiva, ovvero Svizzera, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Canada e diversi Stati degli Stati Uniti, quali Oregon, Vermont, Washington, Montana, Nuovo Messico e California. A questi farà seguito anche la Nuova Zelanda a novembre 2021.
Eutanasia clandestina e turismo eutanasico
L’invivibilità di alcune condizioni ha nel suicidio il suo sbocco naturale ed è così che, infatti, alcuni malati terminali decidono di rimediare alla sofferenza che provano quotidianamente. Sono persone che subiscono sulla loro pelle l’inadempienza e la mancata rappresentatività che il Parlamento italiano corrisponde loro.
A fronte di tutto ciò, finora, non sono mancati i medici che hanno ammesso e riconosciuto la pratica dell’eutanasia clandestina, per ovvie ragioni, definita “desistenza terapeutica”. Qualche anno fa, Mina Welby, membro di presidenza dell’Associazione Luca Coscioni e moglie di Piergiorgio Welby, a questo proposito raccontava che «recarsi in Svizzera per ricorrere a trattamenti eutanasici è davvero costoso, quindi non alla portata di tutti. In Italia, ci sono sicuramente casi di eutanasia clandestina. Poi esistono le cure palliative che offrono anche sostegno psicologico, ma sono comunque molto costose, adoperate molto nel Nord Italia, un po’ meno frequenti al Centro e totalmente assenti al Sud. Un’alternativa più economica sono gli antidolorifici. Tante volte, si sceglie di somministrare una dose maggiore di morfina per accelerare il decesso in modo silenzioso, pur nella consapevolezza di rischiare un processo per omicidio volontario. Il medico che ha assistito mio marito Piergiorgio è stato imputato (e poi prosciolto) di omicidio del consenziente, avendo messo in atto un suicidio assistito per porre fine alle sofferenze causate dalla ventilazione artificiale. Avere diritto a scegliere sul fine vita dovrebbe essere un sollievo, la concretizzazione del diritto a concludere la propria esistenza in modo sereno».
Fotografia di Francesco Formica
L’eutanasia clandestina così come il turismo eutanasico sono realtà che subentrano come risposta ai vuoti della legislazione italiana, che tuttora vieta l’eutanasia attiva sia nella versione diretta – tramite l’omicidio del consenziente dell’articolo 579 – in cui è il medico a somministrare il farmaco eutanasico alla persona che ne fa richiesta, sia nella versione indiretta – attraverso l’istigazione e l’aiuto al suicidio previsti dall’articolo 580 – in cui il soggetto agente prepara il farmaco eutanasico che viene poi assunto in modo autonomo dalla persona, fanno eccezione le discriminanti procedurali introdotte dalla Consulta in occasione della Sentenza Cappato.
Il referendum popolare ha il compito di colmare questi vuoti normativi, come sottolineato da Vladimiro Zagrebelsky su La Stampa, che vede nel referendum il «superamento della attuale incostituzionale limitazione della autonomia delle persone. Nella paralisi del Parlamento, l’intervento diretto del popolo è la soluzione considerata dalla Costituzione».
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